L'aiuto silenzioso
Questa la dedico a tutti quelli che hanno avuto un momento buio nella vita, a volte capita, anche quando crediamo che certe cose a noi non possono succedere....
Siamo donne del futuro, pronte a tutto,
grandi lavoratrici e instancabili mamme; facciamo ottimi pancake, andiamo in
palestra per curare il nostro aspetto, mangiamo sano e siamo delle ottime
amanti…..
Ma che film avete visto!?!
Devo essermelo perso, perché dietro a
vite apparentemente perfette vedo solo tanta stanchezza….
La percezione di noi donne moderne è
quella di correre più veloce della vita stessa, il più delle volte perdiamo dei
pezzi, siamo in continua lotta con l'OROLOGIO e non siamo più in grado di
ascoltarci. Il nostro cervello è diventato un "TRITARIFIUTI", divora tutte
le informazioni troppo velocemente, è tutto “troppo”.
Siamo spesso stanchi, rancorosi e privi
di energia positiva, ma non ci fermiamo: c’è la festa di compleanno dei bimbi
da organizzare, il lavoro, la casa, gli sport della famiglia, le serate con le
amiche (quando capitano)….Corri donna, corri!!
Eppure dentro di noi una voce cerca di
darci un messaggio, ma non riusciamo a sentirla, dice: “Rallenta!!
Rallenta!!”
Ma noi stiamo correndo e quando si corre
si è distratti da mille altre cose, e così la voce è sommersa da rumori più
forti: dubbi, dolore, delusioni, scelte sbagliate...
Allora lei urla ancora di più, vorrebbe
consigliarci come stare meglio, come superare certe situazioni, ma noi NIENTE!
LA IGNORIAMO SPUDORATAMENTE!
Intanto la CLESSIDRA della vita continua
a scorrere inesorabilmente, portandosi via OPPORTUNITÀ MANCATE, TRENI PERSI e
la possibilità di vivere al meglio questo FANTASTICO viaggio terreno.
Crediamo di essere forti, di poter
superare tutto, puntiamo molto sulla SALUTE FISICA e poco su quella MENTALE,
siamo disorientati a volte STREMATI, e poi?
Poi cosa succede?
Succede che un giorno mentre sono al mare
con la mia famiglia e sto mangiando un panino mi assale una sensazione di
nausea, non ho il tempo di dare la colpa al formaggio "scaduto" che
lo stomaco diventa una PIETRA; mi alzo dalla sedia con gli occhi SBARRATI e i
battiti cardiaci tamburellano così forte che credo mi possano scoppiare le
TEMPIE da un momento all'altro. I miei cari mi chiedono se sto bene e penso che
mi stiano prendendo in giro, non lo vedono che STO QUASI PER MORIRE?
Non sono in grado di rispondere, sono
troppo impegnata a distinguere i vari sintomi... non riesco neanche a respirare, mi gira
tutto, non sono più PADRONA DEL MIO CORPO, in realtà vorrei DISFARMENE in quel momento,
ma la PAURA e l'ANSIA mi tengono incatenata dentro questo VORTICE MALEDETTO!
Mi passano un sacchetto per respirare (l'ho
visto fare sempre nei film) non pensavo potesse funzionare, invece dopo qualche
minuto riprendo possesso dei miei organi e uno dopo l'altro tornano a
funzionare correttamente.
Mi sento di colpo come una bimba di 3
anni, che aspetta la mamma pronta a darle una spiegazione logica sull'accaduto
o una carezza sul viso dicendomi che NON È NIENTE! e invece no, trovo le
persone intorno a me in un religioso silenzio, aspettano un mio cenno di
"ok" quasi a rassicurarli, come se lo spavento l'avessero preso loro!
Do la colpa alla TIROIDE, sì sarà quello,
un mese prima ho ritirato gli esiti del TSH ed è leggermente superiore al limite,
non può essere che quello, mi dico e così passo la giornata al mare come se
nulla fosse. Ma l'ANSIA è paziente, lei arriva quando meno te lo aspetti e così
dopo due giorni dal primo episodio eccola ancora una volta con le stesse
modalità, ma questa volta più intensa.
Mi faccio portare al PRONTO SOCCORSO e il
dottore dopo avermi fatto parlare mi dice sorridendo: "Non si preoccupi,
sono solo ATTACCHI D'ANSIA"
Ah bene! penso, "dovrei sentirmi
meglio adesso!?!"
Mi imbottiscono di Calmanti e mi
consigliano di respirare dentro ad un sacchetto all’occorrenza.
L’ho fatto per tutta la settimana a
venire, ogni mattina mi svegliavo con TACHICARDIA e un vuoto allo stomaco che non
mi mollava per quasi tutto il giorno. Dopo vari tentativi mi rendo conto che il
sacchetto non può essere l’unica soluzione ai miei problemi e che c'è qualcosa
dentro di me che non può essere messo a TACERE con i FARMACI.
Inoltre mi convinco di non essere così
invincibile come credo, forse è venuto il momento di farsi aiutare veramente,
forse devo andare da uno PSICOLOGO!
Ma come si arriva a questa decisione?
Solo la parola "PSICOLOGO" mi fa venire i brividi; immagino di essere seduta su di una sedia con
camicia di FORZA, capello scombinato e le guardie pronte a sedarti... poi
realizzo di aver visto troppi film, allora l'immagine cambia: sono vestita
"CASUAL" su di un lettino e non ho la più pallida IDEA di come
funzionino queste "SEDUTE" e soprattutto mi chiedo se serviranno
veramente a qualcosa!
Se hai la fortuna di avere un conoscente
che è già andato in "ANALISI" allora il tempo che impieghi per fare
la telefonata al professionista si DIMEZZA.
Nel mio caso sono stata indirizzata da
una persona a me molto vicina, che era già stata seguita da questa dottoressa. Ricordo
ancora la prima telefonata, non sapevo cosa dire:" SONO PAZZA",
"MI AIUTI", mille pensieri affollavano la mia mente, insieme alla
voglia di riagganciare. Per fortuna la voce rassicurante del professionista mi
fa calmare e dopo aver balbettato per qualche minuto prendo appuntamento!
Nel frattempo, col passare dei giorni,
gli stati d'ansia sono diminuiti e quasi mi viene voglia di chiamare per
DISDIRE, sono molto scettica, non credo realmente nella PSICOLOGIA ma non voglio
neanche fare l'EROINA e gestire tutto da sola, voglio comunque sapere cosa mi è
CAPITATO!
Finalmente arriva il giorno tanto atteso,
a essere sincera sono un pò curiosa; mi trucco per bene e mi acconcio i
capelli, non voglio fare la parte della DISPERATA!
Lo studio si trova nella città in cui
sono nata, il quartiere mi è molto famigliare, mentre mi avvicino al portone
scorgo il negozio dove in passato lavorava mia sorella e mi viene da sorridere.
Ecco il campanello, in alto la targa
dorata con scritto: dott S...PSICOLOGA etc etc.
Mi vergogno un pò, mi guardo attorno prima
di suonare, sperando che i passanti non abbiano capito che sto andando da lei,
poi mi decido a farlo.
Mi apre..... il rumore dell'apriporta è
così forte che mi penetra nelle OSSA; davanti a me vedo la scala in marmo che
porta al primo piano, salgo lentamente e al terz'ultimo gradino vedo una porta
aperta, il cuore mi batte forte, vorrei scappare ma respiro, poi mi avvicino e
finalmente la vedo.
Con la mano destra tiene la porta aperta,
il braccio sinistro è proteso verso l'esterno, sembra quasi che faccia un
inchino, mi accoglie con uno "SCANDITO" Buongiorno Marilena.
Entro, la guardo per qualche secondo, è
una signora di mezza età.
Il corridoio è in penombra, non riesco a
vedere bene.
Mi dice di accomodarmi, solo che davanti
a me ho tre porte chiuse a sinistra e due a destra e non so dove andare, ho
pensato fosse un TRANELLO PSICOLOGICO, e credo che il mio sguardo perplesso mi
abbia tradito, così, educatamente mi indica l'ultima a sinistra e rimane dietro
di me fino all'entrata.
La stanza è "NEUTRA", non vedo
colore, c’è una scrivania in legno e al posto del "FATIDICO LETTINO"
una sedia. Dietro la scrivania ci sono tre pannelli color crema, è tutto molto
semplice e lineare.
Mi siedo, lei si accomoda dopo di me,
eccola, è lì davanti a me, la donna che mi può guarire è proprio lì.... Capelli
sulle spalle, viso acqua e sapone, abbigliamento fine ed elegante, in pratica
anche lei è "NEUTRA" come la stanza.
Sistema i suoi fogli e comincia
chiedendomi: "Allora Marilena, perché sei qui?"
Da
quel momento parlo come una macchinetta - fortunatamente sono una chiacchierona
- lei prende appunti velocemente, ogni tanto mi guarda interrogativa ma mi
lascia parlare, mi interrompe pochissime volte e nel frattempo io, forte del
fatto di non avere più avuto veri attacchi d'ansia, le parlo quasi
"SPAVALDA". Poi, senza
accorgermene passano 60 minuti.
TEMPO SCADUTO!
“Dai! non è stato così difficile, posso
tornarci ancora qualche volta, mi farà bene e magari tra un mese ho già FINITO
LA TERAPIA!" mi dico mentalmente.
La saluto, lei mi accompagna alla porta e
si mette nella stessa posizione di quando sono arrivata.
Dopo la prima seduta rimango un pò
perplessa, penso a quanto quei soldi siano ben spesi..... poi comincio a farmi
qualche domanda:
"Perchè non mi ha dato dei consigli
pratici?" "Cavoli alla fine ho parlato solo io!"
"Bah! servirà veramente a
qualcosa?"
Le risposte non tardano ad arrivare. In
genere dopo le prime sedute si sente qualcosa smuoversi dentro, e come per
magia ritornano gli attacchi d'ansia ma questa volta sono più forti. Evvai!!
Allora "Maledici" la
Psicologa... CATTIVA! Brutta! Brutta e cattiva! Cosa mi hai fatto? Stavo meglio
e adesso sto peggio, non è che in quella stanza c'è uno spray inodore che
danneggia i clienti? E’ tutto un business!!
Mi rifugio nella natura, dove nessuno può trovarmi, voglio scappare! Non ho bisogno di nessuno, mi siederò nella panchina della solitudine e cercherò di farcela da sola!
Ma non è così purtroppo....questa volta ho bisogno di aiuto...
Mi rifugio nella natura, dove nessuno può trovarmi, voglio scappare! Non ho bisogno di nessuno, mi siederò nella panchina della solitudine e cercherò di farcela da sola!
Ma non è così purtroppo....questa volta ho bisogno di aiuto...
La tentazione di non andare più è davvero
forte, ma è proprio in quei momenti che non bisogna MOLLARE; ci sono state
delle volte che mi sono trascinata letteralmente per andare in studio, spesso
ho pianto, mi sono arrabbiata, ho provato delusione, paura, attimi di sconforto,
ma non ho saltato mai una seduta, forse in fondo al mio cuore sapevo che quella
era la strada giusta.
Insieme ai malesseri mentali si sono
aggiunti anche quelli fisici, il mio stomaco mi ha abbandonata, non riesco ad
assimilare più niente, ho perso cinque kg nel giro di un mese e mezzo. La mia
faccia è scavata, la mia ANIMA STANCA...Continuo a lavorare senza dire niente a
nessuno e devo nascondere i miei malesseri ai miei cari, perchè per chi va in
terapia non è facile spiegare ai "NON MALATI" questo VENTAGLIO di
EMOZIONI.
Non hanno colpa, lo so, ma spesso sono
"PARALIZZATI" nel vederti così e non sanno come starti vicina; mi
sono resa conto che hanno più paura di me, non riescono a capire che ci vuole
grande CORAGGIO nel mettersi in discussione, nel tagliare i rami secchi della
tua vita, nel ridimensionare le tue giornate, ma soprattutto nell'affrontare i
MOSTRI del passato, quelli che non ti hanno mai lasciata respirare a pieni
polmoni, divorandoti lentamente e alla domanda: "PERCHÈ PROPRIO A
ME?" non sai darti una risposta e forse una risposta non c'è, ma tu non lo
sai e magari in tutti questi anni, senza saperlo, sei rimasta in compagnia del
"MOSTRO DORMIENTE" che ti ha privato della SERENITÀ di cui ogni
essere umano ha bisogno.
Ad un certo punto mi trovo da sola e dentro di me si
accende una luce, dopo diverse sedute, inizio a raccogliere i frutti, sto un pò
meglio... Non vedo l'ora di andare dal mio "aiuto silenzioso", è così che chiamo la mia dottoressa; finalmente
inizio a capire che non è la Psicologa che mi deve dire cosa fare, lei mi aiuta
ad apparecchiare la tavola ma poi sono io che devo sedermi e scegliere cosa,
quando e come mangiare.
Lei mi dice sempre che devo essere più
paziente ed è vero, si può guarire, ma ci vuole tempo. Ad oggi ho capito che il
mio tempo è prezioso e lo voglio passare solo con chi mi fa stare veramente
bene, ho imparato a dosare la rabbia, il mio stomaco ha ripreso a funzionare e
non corro più come prima; chi vuole starmi vicino mi deve accettare per
quello che sono e non per l’eroina che
gli altri si aspettano che io sia, ma soprattutto ho iniziato a sentire quella
vocina, adesso mi dice: Brava Marilena, la strada da percorrere è ancora
lunga, ma questa volta è più "LUMINOSA"!
Marilena.
Bella storia vera....molto incoraggiante....ma la strada è molto lunga.. e non bisogna mai mollare....io ho avuto una moglie e 2 figli così...ne so qualcosa.....ma una cosa è certa..ci vuole tanta pazienza..sia da parte del malato che da parte di chi ci sta vicino! Auguri a tutti!
RispondiEliminaHai perfettamente ragione, la strada è lunga, a volte tortuosa, ma non possiamo fermarci! Lo dobbiamo a noi stessi.
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